Vertenza Galdo Ovest, Sardone (Fisascat): “Urgente una soluzione entro novembre”

Parti ancora distanti nella vertenza dei lavoratori della stazione di servizio Galdo Ovest sulla A2, licenziati nel 2019 a seguito della chiusura della stazione di servizio sul vecchio tracciato della Salerno-Reggio Calabria. I lavoratori, sedici per la precisione, avanzano 27 mensilità, non corrisposte dal vecchio gestore della stazione – la ditta Dima – a causa del mancata corresponsione dei ristori, così come da accordo firmato nel 2013, che Anas avrebbe dovuto liquidare ai precedenti gestori a compensazione delle perdite determinate dall’apertura del nuovo tratto autostradale e dal conseguente isolamento delle aree di servizio. Ad aggravare la situazione l’imminente scadenza, entro novembre, dell’indennità di disoccupazione.

Nel corso dell’incontro che si è tenuto oggi in prefettura la Fisascat Cisl ha ribadito la necessità di costituire un tavolo unico con tutti i soggetti interessati: Anas, Sarni (la società che gestirà la nuova area di servizio di Galdo Ovest ancora in costruzione) e i vecchi gestori. Per la sindacalista della Fisascat Emanuela Sardone “il tavolo unico è l’unica strada percorribile, sia per chiudere definitivamente la parte economica della vertenza, con il pagamento dei ristori da parte di Anas alle aziende e delle retribuzioni arretrate ai lavoratori, sia per avviare un confronto con Sarni sulle condizioni economiche e normative per la riassunzione del personale nel frattempo licenziato”.

“Serve una soluzione condivisa nel più breve tempo possibile – avverte Sardone – in quanto a novembre i lavoratori perderanno anche l’indennità di disoccupazione, finora unica e non soddisfacente forma di sostentamento. Questo vuole dire che dal prossimo dicembre la situazione diventerà drammatica poiché 16 famiglie non avranno di che sostenersi. L’appello che lancia la Fisascat è al senso di responsabilità di tutte le parti coinvolte affinché si trovi una soluzione concreta e immediata che garantisca un futuro dignitoso alle maestranze e una risposta ai loro molteplici sacrifici”.

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