Un patto sociale per una Basilicata inclusiva

Caro direttore,

il lento e spero definitivo ritorno alla normalità non deve distoglierci dal guardare il mondo post pandemia con occhi nuovi. Siamo immersi in un cambio d’epoca in cui riusciamo a cogliere quel che è stato, ma non ancora quel che sarà in futuro. Le certezze che pensavamo granitiche si stanno sgretolando una dopo l’altra, alimentando un clima generale di sfiducia e rassegnazione.

La pandemia è una frattura della Storia che marca una forte discontinuità nella vita della nostra comunità. Un evento che per vastità degli effetti è stato spesso paragonato ad una guerra. E come per ogni guerra c’è un prima e un dopo. A noi il compito di lavorare in questo presente per fare del dopo un tempo delle opportunità e non della rassegnazione, un tempo della speranza e non della sfiducia.

Nella crisi di legittimità e fiducia della politica, che ancora una volta ricorre alla supplenza della tecnica per compensare i propri limiti e per sottrarsi ai costi che fare delle scelte inevitabilmente comporta, si aprono nuovi spazi di azione per le organizzazioni del sociale; nuovi spazi per rivendicare un radicale cambiamento di metodo.

In questo contesto si colloca la proposta lanciata a livello nazionale dal nostro segretario generale Luigi Sbarra e da noi ripresa e riproposta a livello regionale per aprire una nuova fase di dialogo sociale con il governo regionale.

Con il patto sociale vogliamo stimolare un orizzonte politico che non sia quello del piccolo cabotaggio ma quello di una progettualità di lungo periodo che guarda alle nuove generazioni e non alle prossime elezioni. Si tratta, insomma, di costruire una nuova sintassi dell’azione collettiva per fare del sindacato una voce protagonista del nuovo paesaggio istituzionale che va configurandosi nel dopo pandemia.

La sfida è dare dignità sociale al disagio crescente nelle periferie materiali e simboliche nella nostra società; sottrarre alla scorciatoia del nichilismo chi in questi mesi ha visto frustrate le proprie aspettative; essere speranza per chi l’ha perduta. Dobbiamo scongiurare il “rischio del ripiegamento” come lo ha definito recentemente il Censis.

L’impegno a cui siamo chiamati merita un dialogo meno frammentato e più continuo con la politica regionale. È tempo di archiviare il mito dell’autosufficienza della politica, espressione di una visione degenerata e formalista della democrazia. Lo diciamo senza supponenza alcuna, ma mettendo a disposizione il nostro patrimonio di idee e di valori nell’interesse del bene comune, come abbiamo dimostrato di saper fare nei momenti più drammatici della vita del nostro paese.

I prossimi saranno mesi decisivi. Il PNRR è l’ultimo treno per agganciare la Basilicata alle aree più dinamiche dell’Europa; per completare e ammodernare le infrastrutture materiali e immateriali per la mobilità delle persone, delle merci e delle idee; per creare una vera filiera del capitale umano e della conoscenza rafforzando la formazione tecnica, l’università e la ricerca scientifica, premessa per innestare innovazione nel nostro tessuto produttivo; per fare della Basilicata una terra delle opportunità per tutti e della solidarietà nei confronti di chi resta indietro.

Come diceva Aldo Moro, “si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso; di vivere il tempo che ci è dato vivere con tutte le sue difficoltà”. È con questa consapevolezza che la Cisl e il sindacalismo confederale lucano, unito più che mai, mettono a disposizione del bene comune una lunga storia di lotte e di proposte per dare alla nostra regione una nuova speranza.

Vincenzo Cavallo

[pubblicato sul Quotidiano del Sud – Basilicata il 23 giugno 2021]

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