Mobilità, ci sono i soldi per le indennità ma l’Inps non può pagare

burocraziaÈ una vicenda kafkiana quello che sta capitando ai circa 2 mila lavoratori lucani in mobilità in deroga. Senza un soldo da cinque mesi e dopo aver sperato che l’accordo siglato in Regione a gennaio potesse finalmente sbloccare i pagamenti, ora arriva una doppia doccia fredda: l’Inps non può incassare per ragioni regolamentari i 10 milioni di euro anticipati dal governo regionale e, come se non bastasse, l’assegno che sarà pagato tra qualche giorno (riferito al mese di ottobre) sarà decurtato del 23 per cento. Questa mattina una delegazione di lavoratori si è ritrovata davanti alla sede della giunta regionale per manifestare tutta la propria indignazione e protestare contro questo vero e proprio accanimento burocratico.

L’assessore regionale al Lavoro, Raffaele Liberali, incontrando i lavoratori e una delegazione di Cgil Cisl Uil, ha annunciato che il 3 marzo si recherà a Roma per incontrare i funzionari di Inps e ministero del Lavoro. A quanto riferiscono i sindacati, pur essendoci le risorse per pagare gli assegni arretrati, né l’Inps né il ministero del Lavoro possono materialmente incassare e utilizzare i fondi stanziati dalla Regione, pari a 10 milioni di euro. A far traboccare il vaso è poi arrivata la notizia che sull’assegno che sarà pagato a giorni sarà operata una trattenuta Irpef del 23 per cento. Questo vuol dire che i lavoratori con assegno al minimo, che avrebbero dovuto ricevere 330 euro, si ritroveranno in tasca circa 80 euro in meno. Troppo per chi non riceve l’indennità di mobilità dal mese di settembre e deve fare i conti con le impellenze della vita quotidiana.

Intanto, i lavoratori hanno deciso di marcare stretta la Regione e di convocare un nuovo sit-in il prossimo 4 marzo. Cgil Cisl Uil, nel denunciare una situazione che da drammatica rischia di diventare incandescente, chiedono con urgenza lo sblocco delle risorse regionali, il pagamento di tutti gli arretrati e la definizione di programma di politica attiva del lavoro, finanziato con le risorse del fondo sociale europeo, che dia un minimo di prospettive occupazionali alla sempre più affollata platea dei lavoratori in mobilità.

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