No dei sindacati alla fondazione per la ricerca sociosanitaria

people-219985_1280“La sanità lucana non gode buona salute e per questo non può permettersi sprechi come quelle per pagare un elefantiaco consiglio d’amministrazione della Fondazione per la Ricerca scientifica in ambito socio-sanitario di cui, peraltro, ancora non è chiara la “mission”. Così dichiarano in una nota Angelo Summa, Nino Falotico e Carmine Vaccaro, Segretari Generali di Cgil, Cisl e Uil Basilicata. “Tra le tante classifiche che circolano negli ambiti e settori più disparati ce n’è una che merita più attenzione se non altro perché si riferisce alla salute dei cittadini e che tra l’altro serve a calcolare quali sono le Regioni di riferimento, le cosiddette “benchmark”. Parliamo della fotografia del sistema sanitario scattata da Agenas, l’agenzia nazionale della sanità, sulla base della cosiddetta griglia “Lea” (livelli essenziali di assistenza), unico punto di riferimento capace di metter sullo stesso piano regioni dalla storia, cultura e politica sanitaria diversa. Si registra, ormai, un decremento d’efficienza e di competitività del sistema sanitario regionale come evidenziato da Agenas. Infatti, Agenas ci fa sapere che la Basilicata – fino a qualche anno inserita tra quelle di “fascia virtuosa” – tra il 2011 al 2013 ha perso 21 punti dell’indice Lea, passando da 167 del 2011 a 146 attuali. Di conseguenza la Basilicata è scesa dal settimo posto (2011) al dodicesimo attuale”.

“Ai costi della riduzione incrementale dei trasferimenti ministeriali – continuano Cgil, Cisl e Uil – che si scaricheranno direttamente sui cittadini lucani più in difficoltà, si aggiunge un preoccupante arretramento etico che utilizza la sanità e le Fondazioni per attività già svolte dal sistema sanitario pubblico, a partire dalla ricerca, che rischia così alla fine di uscire ulteriormente indebolito. Un ulteriore orpello di cui non si comprende l’utilità e la necessità”.
“Se pensiamo che ciò avviene mentre vengono meno 90 posti letto nelle strutture sanitarie regionali in attuazione del nuovo Regolamento nazionale che prevede un valore pari a 3,7 posti letto per mille abitanti, di cui 0,7 per mille abitanti per la lungodegenza e la riabilitazione post-acuzie, è evidente come altre dovrebbero essere le priorità, a partire da un vero e proprio “piano di riorganizzazione e rilancio” professionale del sistema sanitario e dell’integrazione tra questo, interventi sociali, presenza sul territorio, valorizzazione delle specializzazioni”.

“Dunque – concludono Summa, Vaccaro e Falotico – tra spending review, riduzione di trasferimenti statali, inasprimento di ticket a carico degli utenti, con il Patto per la Salute Ministero Salute-Regione che rischia di ridursi in un patto a risparmiare sulla pelle dei cittadini, un Consiglio d’amministrazione con un numero di componenti che può variare da 7 a 9 membri, un presidente, un direttore amministrativo, un revisore dei conti e ancora un comitato scientifico (da tre a 9 componenti), con un altro presidente, con un costo complessivo che sfiora i 200mila euro l’anno, è un’operazione che non può trovare il sostegno dei sindacati, dei lavoratori pubblici, dei cittadini”.

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