Automotive, Evangelista (Fim): «Su accordo di transizione con Stellantis serve confronto con sindacati»

«È positiva l’idea di definire un accordo di transizione con Stellantis, ma è necessario che sui contenuti di tale accordo, a partire dalla difesa dei livelli occupazionali, ci sia il massimo confronto con le organizzazioni sindacali: non accettiamo accordi a scatola chiusa». Così il segretario generale della Fim Cisl Basilicata Gerardo Evangelista all’indomani del tavolo tra il ministro delle Imprese Adolfo Urso e i presidenti delle Regioni che ospitano impianti Stellantis. Secondo il sindacalista «è importante che le istituzioni parlino con una sola voce e che si eviti una pericolosa competizione tra territori in questa delicata fase di transizione industriale. Dal Governo e dalla Giunta regionale ci aspettiamo interventi concreti per accompagnare questa fase di trasformazione per renderla sostenibile sul piano sociale e industriale. I tempi sono stretti e il mercato corre: in un anno il gruppo Stellantis ha perso a livello europeo tre punti di quota mercato, mentre Renault e Volkswagen avanzano».

«Questo significa – continua Evangelista – che occorre investire subito per mettere in sicurezza tutta la filiera automotive, con un’attenzione particolare alla componentistica che rischia di essere tagliata fuori dai processi di cambiamento che stanno investendo il settore a livello globale. Servono interventi concreti sulla riqualificazione del personale, sui servizi di base come trasporti e manutenzione delle aree industriali, storicamente assai carenti nella nostra regione, sullo sviluppo della rete di ricarica per le auto elettriche e sulla riconversione dell’indotto. Per quanto riguarda Melfi ribadiamo che il passaggio alle motorizzazioni elettriche deve avvenire in un quadro di gradualità e giusta transizione in modo da mantenere alti i volumi produttivi e occupazionali. La nostra proposta di un quinto modello a motorizzazione endotermica o ibrida a marchio Jeep da affiancare ai futuri modelli full electric è un giusto compromesso per gestire al meglio il passaggio al nuovo ecosistema della mobilità elettrica mettendo al centro il lavoro», conclude Evangelista.

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