8 marzo una data importante per dare impulso alle politiche per le donne

L’8 marzo è da tempo una data di bilanci, un giorno in cui riflettere più del solito sulla condizione femminile, quest’anno celebriamo un 8 marzo davvero molto amaro per le donne lucane e per tutte le donne che sono state la parte della popolazione più colpita dalla pandemia; nel 2020 nel Mezzogiorno 171 mila donne hanno perso il lavoro, in Basilicata 2 mila, questo per quanto riguarda i rapporti di lavoro regolarmente denunciati, la cifra dei posti di lavoro al nero – in cui tante donne sono impegnate – non si conosce, ma inevitabilmente anche li se ne  sono persi molti.

Dispiace usare un tono cupo nella giornata di celebrazione della donna, che dovrebbe mettere in  risalto i talenti delle donne ed il loro progressivo percorso di affermazione, ma non si può tacere che le donne, senza distinzioni di età e area geografica, sono di fatto le principali vittime economiche e sociali della pandemia: 1 su 2 ha visto peggiorare la propria situazione economica negli ultimi 12 mesi. La pandemia quindi rappresenta un fenomeno che ha determinato una battuta di arresto al percorso di emancipazione femminile.

I dati fanno luce su una situazione a dir poco allarmante: chi ha perso il lavoro, chi ha dovuto rinunciare all’impiego e all’indipendenza economica, infatti, sono state soprattutto le donne. E se con figli e senza lavoro, si sono trovate a far fronte a un enorme carico economico, psicologico e di cura, i cui effetti sociali non sono certo finiti. Secondo l’indagine Ipsos per WeWorld, 1 donna su 2 si dice più instabile economicamente e teme di perdere il lavoro,  3 donne su 10 non occupate con figli a causa del Covid rinunciano a cercare lavoro. Il 38% dichiara di non poter sostenere una spesa imprevista, quota che sale al 46% tra le madri con figli.

Per non parlare delle conseguenze psicologiche della pandemia: l’80% delle donne dichiara un impatto devastante sulle proprie relazioni sociali e il 46% (1 donna su 2) sulla propria voglia di vivere. Il 76% delle donne ha visto un impatto negativo sulla voglia di fare progetti per la propria vita. Questa situazione ha accomunato tutte le donne italiane, ma diventa drammatica se si guarda alle aree più marginali. Perdere le relazioni sociali, l’autostima, la voglia di vivere mina tutti i pilastri fondamentali per costruire una vita sana e dignitosa per sé e per i propri figli.

Eppure, proprio le donne sono state in prima linea nella lotta al coronavirus,  la maggior parte dei lavoratori che forniscono servizi essenziali sono donne: il 76% degli operatori sanitari (medici, infermieri, ostetriche, personale delle case di cura residenziali), il 93% degli assistenti all’infanzia e degli insegnanti e il 95% di addetti alle pulizie. Quindi è in buona parte grazie alle donne che i nostri sistemi economici, sociali e sanitari, il nostro accesso alla cittadinanza  e le nostre attività essenziali sono stati preservati e vengono mantenuti.

Aderendo all’iniziativa unitaria nazionale di Cgil Cisl Uil “il secondo alfabeto delle donne” la Cisl Basilicata sceglie per l’8 marzo 2021 la parola occupazione di qualità, in Basilicata le politiche di genere non riescono ancora ad incidere sulla quantità e la qualità dell’occupazione femminile che a nostro avviso rappresenta il faro guida e la vera chiave di svolta per migliorare la qualità della vita in Basilicata, se le donne lavorano, se tante donne lavorano la Basilicata avrà un diverso e roseo futuro davanti a sé. Il futuro o è donna o non è.

Luana Franchini
Segretaria regionale della Cisl Basilicata

Margherita Dell’Otto
Responsabile del coordinamento donne della Cisl Basilicata

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