Domani a Matera presentazione del libro “Fabbrica futuro” di Bentivogli e Pirone

Un viaggio ragionato nell’industria automobilistica italiana per dimostrare che la fabbrica del futuro è già realtà, ma non è quella distorta raccontata dai mass media. Questo in sintesi il messaggio che il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, e il giornalista del Messaggero, Diodato Pirone, lanciano con il loro libro “Fabbrica futuro”, edito da Egea. Il libro sarà presentato domani, 5 dicembre, a Matera, nella chiesa Malvinni-Malvezzi, alle 11, alla presenza dei due autori, intervistati da Veronica Turiello, autrice Rai e collaboratrice della rivista Via Po Cultura.

Il libro racconta il caso Fca dal punto di vista del lavoro in fabbrica: di come si lavora in concreto lungo le linee di montaggio di un moderno impianto automobilistico, nei suoi aspetti positivi e nelle sue contraddizioni. Nell’immaginario collettivo questi stabilimenti sono visti ancora come “fabbriche inferno”, mentre nella realtà sono paragonabili a sale chirurgiche. La realtà che emerge dal racconto di Bentivogli e Pirone riferisce di una drastica compressione della fatica che si sta traducendo anche in un incremento dello “stress” mentale degli operai 4.0, chiamati a una maggiore attenzione e a far funzionare la mente e non solo le mani. In queste fabbriche sta crollando il muro fra lavoro manuale e intellettuale e nuove competenze stanno ricomponendo le mansioni di lavoratori e “capi”.

Gli autori fanno emergere anche il messaggio “politico”, rivolto implicitamente all’Italia immobile, della rivoluzione culturale frutto della nuova visione dell’azienda e del coraggio di una parte del sindacato. Un’azienda ben nota per la sua catena di comando rigidamente verticale e militarista si sta trasformando, fra mille difficoltà, in un’impresa orizzontale o a bassa gerarchia. Nelle fabbriche di Fca verticalismo e paternalismo sono oggi sostituiti da un’ampia responsabilità diffusa, non per generosità gratuita, ma per una nuova cultura industriale che deve saper cogliere la sfida reciproca tra le parti sociali sulla partecipazione dei lavoratori.

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