Salviamo la Valbasento o affonda tutta la regione

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“Se muore la Valbasento, che è la spina dorsale della regione, muore tutta la Basilicata”. Non usa perifrasi il segretario materano della Cisl, Giuseppe Amatulli, alla vigilia di un ciclo di mobilitazione che vedrà il sindacato impegnato sulle grandi questioni nazionali, dal fisco alle pensioni, così come sulla stretta attualità locale, fatta di crisi industriali, infrastrutture fatiscenti, disoccupazione di massa e povertà dilagante. Amatulli usa una metafora geologica per spiegare la crisi che da oltre un decennio sta flagellando la regione: “La dorsale basentana, che per decenni ha incarnato il sogno della modernità industriale, oggi è la faglia tettonica della grande crisi lucana. Da Pisticci a Tito la dorsale basentana è una sequela di ruderi industriali che testimonia il tramonto di un modello di sviluppo che non ha saputo resistere alle spinte centrifughe della globalizzazione”.

“Oggi raccogliamo le macerie di un terremoto industriale che ha cancellato fabbriche e posti di lavoro. E la politica che fa? Si dilania in diatribe interne o discute per mesi di articolo 18 e legge elettorale dimenticando che il paese ha bisogno di una politica industriale. Tutto è fermo in Valbasento”, attacca il segretario della Cisl: “La bonifica dei siti inquinati fatica a farsi strada in un ginepraio burocratico che farebbe perdere la pazienza pure al biblico Giobbe; il bando per la reindustrializzazione ha prodotto finora, di scorrimento in scorrimento, molte carte, idee e progetti ma pochi posti di lavoro”.

E poi c’è la questione atavica della pista Mattei. “La croce della nostra regione è il pensiero minimalista di certi profeti disarmati che predicano la misura e l’analisi costi-benefici ma dimenticano che le grandi riforme si fanno volando in quota. La pista Mattei è un caso clamoroso di schizofrenia politica. Qui la mano destra non sa che fa la sinistra”, sbotta Amatulli, che si domanda “perché mettere i soldi dei lucani nella società di gestione dell’aeroporto di Salerno invece di puntare sulla realizzazione di un aeroporto lucano al servizio del turismo e delle attività produttive? Se anche Crotone ha il suo aeroporto, allora capisci che se vuoi salvare la Basilicata dalla crisi, devi imparare a pensare in grande”.

E a chi sostiene che il bacino di utenza non sarebbe sufficiente per sostenere un aeroporto Amatulli risponde: “È l’offerta di trasporti che crea la domanda, sia in entrata che in uscita; se vogliamo superare il turismo mordi e fuggi, servono le infrastrutture di trasporto, non le chiacchiere di chi ha interesse a non farci decollare. Noi non immaginiamo un aeroporto di dimensione internazionale – continua il segretario della Cisl – ma una struttura al servizio di un territorio che ha bisogno di aprirsi, che ha bisogno di raggiungere con rapidità e a costi contenuti i mercati di sbocco, penso al polo del salotto e al settore agroalimentare della fascia metapontina; inoltre la presenza di grandi strutture ricettive sulla fascia jonica concentra nei periodi estivi flussi di centinaia di migliaia di vacanzieri. Le potenzialità ci sono, ma dobbiamo crederci tutti”.

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